Ereditato all'Aquila: entro 2 anni la conferma dei nostri esperimenti
Posted by Antonio Giampaoli | 2011-09-27 | Commenti: 0 | Letto 1593 volte
negli ultimi tre anni conferma che i neutrini battono di circa 20 parti per milione i 300mila chilometri al secondo ai quali viaggia la luce.
Il professor Ereditato invoca cautela. «Se sono rose fioriranno», riassume con un pizzico di fatalismo il senso di una scoperta che fa clamore e alimenta grandi aspettative. Poi rilancia lo spirito di squadra che ha sempre accompagnato anni di ricerche, a dimostrazione che risultati come questo non si raggiungono mai con la forza e l'energia creativa di un uomo solo. Ma in quanto tempo sarà possibile avere una conferma dei dati emersi tra il Cern e il Gran Sasso? «Credo che nel giro di uno-due anni potremo avere una o più verifiche di questo esperimento», prevede Ereditato.
«È un progetto importante», commenta il professor Mario Spinetti, che sin dall'inizio è coordinatore tecnico dell'esperimento. «Progetto che s'inquadra nella strategia scientifica dell'Europa, ideato appositamente per studiare il comportamento dei neutrini di tipo Tau, altrimenti detti tauonici, che si distinguono dai neutrini tipo elettroni e muonici. Una ricerca inizialmente nata proprio per osservare il comportamento di queste particelle che hanno delle oscillazioni e cambiano natura».
Spinetti ricorda che negli anni Settanta fu il professor Antonino Zichichi a lanciare lo studio sul fascio dei neutrini. «Ma all'epoca non se ne fece nulla. Il progetto fu rinviato perché costava troppo, e forse perché i tempi non erano maturi per questo tipo di ricerca». Tutto riparte nel 1999 con l'approvazione del progetto. L'anno successivo, l'esperimento Opera con il Cern ottiene l'autorizzazione dell'Infn e quindi la possibilità di avviare l'installazione degli apparati scientifici nei Laboratori del Gran Sasso. Costo complessivo dell'operazione circa 60 milioni di euro, ma l'impegno finanziario è mitigato dalla collaborazione internazionale che vede coinvolti 11 Paesi: Belgio, Croazia, Francia, Germania, Israele, Italia, Giappone, Corea, Russia, Svizzera e Turchia. «Grosso modo un terzo dei costi è stato coperto dai giapponesi», dice Spinetti, «che hanno fatto un grande lavoro con la Fuji sulle emulsioni fotografiche utilizzate negli esperimenti. Un'altra grossa fetta è stata messa dall'Infn, che sostanzialmente ha pagato l'ospitalità ai Laboratori del Gran Sasso mentre un'altra quota consistente è toccata ai francesi. Tra il 2003 e il 2006, in tempi record, abbiamo allestito l'apparato disegnato unicamente per la ricerca e la cattura dei neutrini tauonici. Poi, come sempre accade», prosegue Spinetti, «inseguendo l'obiettivo principale siamo arrivati anche al risultato di oggi». Nel 2009, un altro passaggio importante. I Laboratori e il Cern sono dotati di orologi atomici al cesio, che garantiscono il massimo della precisione attualmente raggiungibile, per perfezionare lo studio dei neutrini dell'esperimento Opera. «Il fatto di avere due orologi universali, sia alla partenza che all'arrivo del fascio di neutrini», spiega Spinetti, «ha fatto venire in mente l'idea di misurare la velocità dei pacchetti di particelle. E' stato così che una parte del gruppo si è messo a studiare il problema». Ora si attendono le conferme. «La scienza funziona così, ha bisogno di tempi lunghi» riprende Spinetti. «Resta il fatto che questo tra Cern e Gran Sasso è un risultato assolutamente inatteso, perché ogni giorno abbiamo la conferma che per le particelle elementari il limite della velocità della luce è invalicabile. Questo spiega il grande interesse suscitato in tutto il mondo e chi può, a cominciare dagli americani con l'esperimento Minos, proverà a rifare le misurazioni per verificare se abbiamo sbagliato. E' questa la dialettica scientifica della conoscenza, l'unica che può portare a un progresso vero». Il progetto Opera che da oltre dieci anni vede al lavoro un équipe internazionale di oltre 160 ricercatori è solo all'inizio. «Continueremo per tutto il 2012», annuncia Spinetti, «questo è il quarto anno che raccogliamo dati, perché noi per primi vogliamo verificare i nostri risultati. Si continuerà, se sapremo dimostrare che il nostro lavoro può essere migliorato e potrà raggiungere nuovi obiettivi».
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