Roio, Chiesa dei SS. Marciano e Nicandro e il suo camposanto: tra antiche tradizioni e realtà

di Fulgenzio Ciccozzi - Quando si giunge al camposanto di Roio, uno dei più devastati dell’aquilano, ci accoglie ciò che resta dell’imponente chiesa dei Santi Marciano e Nicandro, dedicata ai martiri, ex ufficiali dell’esercito romano, protettori di tutta la comunità roiana. L’antica costruzione è quasi completamente crollata e la seicentesca torre è oltremodo danneggiata. L'interno della chiesa è illuminato dalla volta celeste che ha sostituito il soffitto. Le macerie, deposte in fondo alle navate, insieme ai due confessionali, alle panche coperte dai calcinacci e al pulpito ancora intatto aggrappato a una colonna, sono imprigionate nello spazio chiuso dal perimetro murario lesionato. Sino a poco più di due anni fa, nei giorni di festa, le ombre degli ippocastani e dei tigli posti vicino all’ingresso dell’edificio sacro s’imponevano come punto d’incontro della comunità locale. Passando accanto a queste “figure solenni”, circondate da un manto di foglie e dai frutti bruniti
CHIESA DI SAN MARCIANO 1

caduti, si entra nel camposanto. In silenzio, e con la dovuta discrezione, si osservano le tombe su cui si avvicendano i nomi, le scritte, alcune in latino, e le immagini dei nostri compaesani deceduti. Le foto, quelle più in là negli anni, in bianco e nero, hanno i tratti poco definiti. Alcuni cognomi si ripetono costantemente accanto a figure sacre, stemmi, volti di ogni età, qualche volta nascosti dietro sbiaditi fiori finti, che scorrono davanti ai nostri occhi come fedeli testimoni di tante piccole storie. Ancora sono visibili le lapidi rovinate dalla furia della terra, le bare, all’interno delle cappelle, quasi espulse dalla loro sede naturale. I rami delle piante e la vegetazione, cresciuti in virtù dell’incuria in cui versa questo luogo sacro, quasi nascondono i sepolcri più antichi, celati dentro i sacelli di pietra corrosi dal tempo, posti ai margini del cimitero, in attesa che i crisantemi e i lumini tornino a ornare per qualche giorno questo luogo inviolabile. A giugno, gli alpini del gruppo Ana di Roio e alcuni residenti hanno contribuito a ripulire il camposanto. Intanto, il Commissario Chiodi ha firmato il decreto n.78 (“Programma di interventi aree cimiteriali”) affinché gli enti competenti possano provvedere a una più sostanziosa manutenzione e al ripristino delle strutture danneggiate. Prepariamoci, dunque, come tradizione vuole, ad accogliere e a onorare degnamente i nostri cari estinti che proprio il 2 novembre tornano a farci visita vagando tra i nostri borghi offesi. Le parrocchie dell’altopiano e il culto fideistico dei defunti, associato alle residue leggende pagane locali e anglosassoni, sono inequivocabilmente le radici degli odierni paesi e le basi su cui si fonda la nostra identità.




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