EUGENIA VITOCCO E IL PRESEPE DI ASSERGI DI TANTO ANNI FA
Posted by Antonio Giampaoli | 2020-12-25 | Commenti: 0 | Letto 846 volte
Un Presepio in Assergi con Statuette di Creta
Eravamo un gruppetto di bambini e bambine li` alla porta negli anni del 1930 e 1940. Vivevamo un po` appartati dal grande gruppo degli altri ragazzi e ragazze di tutto il paese. Essi erano forti, abilissimi ed eloquenti a difendersi e a sopraffarci per quegli ingénui litigi che si creavano competendo nei giochi di giovani innocenti di allora. Cosi` vivevamo il nostro giorno nelle due piazzette, avanti e dietro la Porta con l’orologio monumentale che ci guardava e ci proteggeva quando giocavamo i secolari giochi di Assergi, dal pane e salame, alla bella Maddalena e al Chi chi alquanto chiassosi ma bonariamente accolti dagli uomini e donne che con i secchi dei maiali ed il fascio di legna da bruciare sotto il braccio rincasavano sotto l’Arco dopo i loro duri lavori campestri e giornalieri. Forse vedendoci giocare rivivevano la loro infanzia vissuta e durata cosi` brevemente come breve era il sorriso che ci offrivano con una breve sosta. Quando l’autunno stava nella sua fase finale e gli alberi si erano spogliati di tutte le foglie e l’inverno si stava ad annunciare con qualche inaspettata nevicata, in quell’atmosfera di cambiamento stagionale noi bambini avvertivamo il preannunciarsi della piu` bella festa dell’anno il “Santo Natale” e con esso quel presepio rappresentazione di Betlemme piccolo paese dove nacque Gesu` Cristo. Il presepio incanta tutti i bambini ed allora noi e le nostre famiglie disponendo di umili risorse monetarie non potendo comprare ornamenti natalizi ce li facevamo da soli, con le nostre manine, usando tutta la nostra fantasia con tutto cio` che madre natura ci offriva attorno; dalla creta, al verde muschio, alla corteccia degli alberi e a carte colorate di cioccolatini recuperati qui e li`. La creta l’andavamo a scavare alle grotte fuori dell’abitato. C’erano piccole miniere di creta che alimentavano la nostra fantasia d’innocenti bambini con un senso di cristianita` unica, in quei tempi che promettevano soltanto un futuro d’insicurezza nazionale, di guerra e di terrore. Affardellati con un cestello e una paluccia affrontavamo la grande impresa. Li` nei vicini pagliai c’era un vecchio uomo che ci impauriva dicendoci di non andare alle grotte, perche` ci vivevano e ci dormivano i briganti. Noi a sua insaputa ci andavamo lo stesso e di briganti non ne abbiamo mai visto uno. Scherzi belli tra vecchi e bambini. Salivamo quella stradella di campagna spesso rotolandoci giu` alla strada e cominciavamo a scavare creta; era sempre morbita, adatta proprio per l’uso che dovevamo farne. Ne facevamo tante pallottole, le mettevamo nel cestello e via a casa. Nel terreno sovrastante le grotte c’era un altro uomo di bellissimo aspetto che pascolava un piccolo branco di pecore; quando ci vedeva arrivare diceva <
Eugenia Vitocco, USA
Da Giuseppe Lalli riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il seguente commento all’articolo di Eugenia Vitocco.
L’articolo di Eugenia Vitocco sul presepe di Assergi di tanti anni fa, riproposto in questi giorni dal nostro Antonio Giampaoli sulle colonne di “Assergi Racconta”, è semplicemente stupendo: affascinante dalla prima all’ultima riga.
È un raro esempio di una memoria accarezzata da lontano nel tempo e nello spazio, ma resa viva, palpitante, plastica da una scrittura efficace e da una mente lucidissima nonostante l’età avanzata. Ne viene fuori un quadro d’epoca magistralmente affrescato. Storia del costume e poesia di vita vi si fondono mirabilmente. Eugenia riesce assai bene a rappresentare una sincera religiosità, quella delle nostre genti di un tempo, che alimentava anche una generosa gioia di vivere, pur nelle ristrettezze economiche di quei lontani anni.
Da questo scritto, come da tutti gli altri di Eugenia, ho imparato molte cose sulla comunità assergese dei primi decenni del secolo scorso, e ho avuto l’impressione di vivere scene e vedere persone come in una piccola “commedia umana”. Si respira in questi commossi ricordi un’atmosfera di altri tempi e si colgono gli echi profondi di un Abruzzo senza tempo, quando le persone traevano ancora dal proprio ambiente umano e naturale i tesori del passato e i presentimenti dell’avvenire. Una calda umanità e una sincera solidarietà attraversa tutto lo scritto.
Altro aspetto saliente del modo di scrivere di Eugenia Vitocco, che costituisce anche motivo di orgoglio per noi assergesi, è l’uso appropriato dei termini della lingua italiana, che essa mostra di conoscere fin nelle sue sfumature, merito questo tanto più lodevole in una persona che manca dalla nostra patria da moltissimi anni.
Donna coltivata, usa la penna come una vera scrittrice.
Da parte dello scrivente, un caldo abbraccio ad Eugenia, e un augurio di lunga vita, nella speranza di poterla un giorno conoscere dal vivo.
Le giungano altresì i migliori auguri di un sereno 2021.
Giuseppe lalli.
Tweet
Commenta L'Articolo