Perché investire e accettare il rischio della ricerca

- di Fernando Ferroni - Il patrimonio storico e artistico del nostro Paese è uno dei più belli e ricchi del mondo, e per questo da sempre associamo, quasi con un riflesso condizionato, la cultura alla storia, ai beni artistici e archeologici, all'eredità del passato. Esiste però anche una cultura che è proiettata verso il domani e ci dà gli strumenti per affrontare e inventare il futuro, aiutandoci a reinterpretare la storia in una chiave attuale. È la cultura delle conoscenze prodotte nei grandi centri di ricerca internazionali e nei laboratori delle Università, del pensiero innovatore delle imprese, delle trasformazioni su larga scala indotte dalle nuove tecnologie.
È questa la prospettiva del mondo contemporaneo, anche se praticarla certo non è facile. Bisogna investire in conoscenza, accettare il rischio della ricerca, che ha un esito non sempre prevedibile, dotarsi di strumenti culturali all'altezza dei tempi. I decisori politici devono poter pianificare sul lungo periodo, saper scegliere le priorità e restare agganciati alle sfide della conoscenza dei grandi progetti di ricerca, condotte oramai su scala planetaria. Tutte cose su cui in Italia siamo molto indietro. Ma ciò che ci manca più di tutto è il supporto di un clima culturale adeguato. Se è vero che i cittadini italiani sono agli ultimi posti in Europa per le loro competenze scientifiche e di alfabetizzazione digitale, è perché non gli abbiamo spiegato con sufficiente chiarezza quanto queste conoscenze siano non solo utili, ma assolutamente indispensabili per immaginare il terzo millennio.
La conoscenza scientifica nel mondo contemporaneo è caratterizzata da una crescente specializzazione. Non è semplice confrontarsi e comunicare nemmeno tra scienziati di differenti discipline, ancor più difficile parlare al grande pubblico. È complicato ad esempio far apprezzare a molti il valore di una scoperta come quella del bosone di Higgs, che giustamente celebriamo come un avanzamento fondamentale della conoscenza umana. È forse ancora più importante promuovere una consapevolezza diffusa di come la corsa verso la conoscenza influenza la società e l'economia a tutti i livelli. Le tecnologie sviluppate degli acceleratori di particelle spinti alla frontiera del sapere - ad esempio - ci aiutano a restaurare i capolavori del passato o a realizzare nuove terapie contro i tumori. Oltre ai risultati poi è il modo stesso in cui gli scienziati si organizzano per arrivare alla conoscenza - un misto di cooperazione e competizione - a costituire un modello culturale per l'intera società. Un modello che incentiva l'innovazione e promuove il merito. E un'etica del coraggio, della prova e del pensiero critico, come ha ricordato in modo vibrante Elena Cattaneo durante gli Stati Generali della cultura ieri a Milano.


 



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