In bici sul Corno grande!

Arrivano in posti difficili da raggiungere anche su due gambe. Loro lo fanno con la bicicletta. Per adesso è un gruppo minuscolo di appassionati di un sport che è ancora di nicchia e si chiama “all mountain”. In sostanza si tratta di arrivare in cima alle montagne con la mountain bike e soprattutto di scendere lungo i pendii scoscesi, in situazioni spesso proibitive. I due appassionati teramani della disciplina sono Pino Sabbatini, guida alpina e responsabile locale del Soccorso alpino, e Mirco Foracappa, alpinista e profondo conoscitore della sentieristica. Sabato i due alpi-ciclisti hanno conquistato il Corno grande e in sella alle loro bici sono scesi fino a Isola, compiendo 2.600 metri di dislivello. Ospite straordinario dell’impresa Renatas Salichovas, il vice campione italiano di bike trial, che si cimentava per la prima volta in questo sport.

«Abbiamo conquistato in bici tutte le vette più importanti del Gran Sasso, della Laga, della Majella e del Velino-Sirente», spiega Sabbatini, che definisce l’”all mountain” come un ritorno alla preistoria della mountain bike, nata appunto per andare in montagna. Uno sport che ha diversi appassionati negli Usa, ancora poco conosciuto in Italia. «Noi lo pratichiamo da tre anni», aggiunge l’alpinista che fa parte della Compagnia delle guide, «sia sugli Appennini che sulle Alpi: 10 giorni fa sono stato al Sas de putia sulle Dolomiti, l’anno scorso sul cratere centrale dell’Etna a 3.300 metri. E’ uno sport di nicchia perchè si deve avere l’esperienza dell'alpinista ma anche andare bene in bici: non sono ammessi errori, si percorrono sentieri esposti con precipizi. Un conto è andarci a piedi, un conto in bici. Non solo: bisogna superare blocchi come le pietraie e spesso si deve ricorrere al “portage” cioè si porta la bici in spalla. Il clou è la discesa e sta alla bravura del ciclista cercare di scendere il meno possibile dalla sella».

- da Il Centro -

 



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